11 Gen Che cos’è un diamante sintetico

In gemmologia, la questione sulle caratteristiche dei diamanti naturali e sintetici non è ancora risolta. La loro identificazione rimane ancora un dibattito aperto e dipende dal tipo di lavorazione adottata. Diamanti naturali e sintetici condividono di fatto molte proprietà chimico-fisiche, vediamo allora per cosa si contraddistinguono quelli sintetici.

La differenza tra diamante sintetico e naturale

Per la realizzazione di un diamante è necessario che la pietra contenga naturalmente carbonio; tuttavia, l’avvento delle nuove tecnologie ha spinto gli scienziati a voler realizzare una nuova tipologia di diamante, prodotta direttamente in laboratorio: il diamante sintetico. Questa tipologia di diamante viene creata attraverso un processo tecnologico definito High-Pressure High-Temperature (HPHT) oppure con metodo alternativo di deposizione chimica del vapore (CVD).

I diamanti sintetici possiedono la stessa struttura cristallina e composizione chimica dei diamanti naturali ma il processo di lavorazione evolve in maniera diversa, determinando diverse dissomiglianze. Sono proprio queste proprietà a distinguere i diamanti sintetici da quelli naturali e persino a individuare la tecnica con cui sono stati coltivati. I creatori di diamanti che realizzano in laboratorio queste pietre preziose, solitamente incidono sulle stesse apposite diciture per evidenziare la fonte del prodotto.

Uno degli indicatori per determinare l’origine del diamante è il test Type IIA. Questo parametro evidenzia la quantità di carbonio contenuto all’interno del diamante. Di fatto, i diamanti sintetici HPHT contengono metalli come nichel, ferro e cobalto, poiché questi elementi chimici vengono utilizzati per la crescita del diamante e talvolta entrano nel cristallo di diamante. Al contrario, i diamanti CVD sono privi di componenti metalliche e contengono grafite o altre inclusioni minerali che sono il risultato del loro processo di creazione.

I diamanti creati mediante processo tecnologico mostrano una fluorescenza forte ed insolita, i diamanti naturali mostrano la fluorescenza più forte sotto i raggi ultravioletti ad onde lunghe, quelli sintetici di fronte a raggi ad onde corte. Quest’ultimi possono mostrare uno scintillio anche per qualche minuto dopo l’esposizione ai raggi solari, cosa che solitamente non capita con i diamanti naturali che tornano subito al loro stato pre-luce.

Creazione del diamante sintetico

A seconda del metodo produttivo adoperato per la creazione, si possono individuare due tipologie di diamante sintetico: il diamante sintetico HPHT e quello CVD.

Il diamante sintetico HPVT viene realizzato con tre diverse modelli di presse: a cinghia, cubica o split-sphere (BARS). L’obiettivo è quello di creare un ambiente ad alta pressione e temperatura in cui si possa notare la crescita evolutiva del diamante. Ogni processo inizia con una piccola quantità di materiale diamantato che viene posto nel carbonio e sottoposto ad un elevato calore. In questo modo, il carbonio si scioglie e si forma un piccolo diamante intorno al seme. Questa tipologia di lavorazione chimica da forma solitamente a diamanti con sfumature giallastre o bluastre.

Con il metodo CVD (Chemical Vapor Deposition) è invece possibile ottenere dei diamanti partendo da una miscela di gas idrocarburi. Durante la creazione della pietra, un piccolo strato di cristallo di diamante viene posto in una camera sigillata e alimentata ad alte temperature (800 gradi circa), la stessa viene riempita di gas ricco di carbonio, ad esempio il metano, e ionizzata con tecniche laser, microonde o altro. Il processo di ionizzazione rompe i legami molecolari e il carbonio ricade sullo strato di diamante, creando un atomo strato dopo strato.

Per individuare il tipo di diamante sintetico si consiglia di rivolgersi ad un esperto professionista, così da decidere quale diamante acquistare e/o regalare senza incorrere in scelte sbagliate.

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